Abisso RuskaDi solito, sul Massiccio del Grappa, le grotte che abbiamo individuato ed esplorato sono sempre state vicine a strade, più o meno percorribili, o al massimo raggiungibili in una decina di minuti di cammino, ma per l'abisso Ruska questo non si è verificato!.
Se qualcuno ci è venuto o ci verrà, probabilmente si chiederà come siamo finiti in un luogo così inerpicato.
Tutto è cominciato nel dicembre del 1994, quando Kele e Buba, dovendo andare a rilevare le piccole cavità disperse sui "Solaroli" (una delle principali dorsali del Massiccio),decisero di effettuare una battuta nella zona, così si trovarono di fronte all'ingresso di una piccola grotta semioccluso. Togliendo pochi sassi poterono sentire il "caldo respiro" proveniente dalle viscere della montagna, tanto che Kele decise di calarvisi dentro,bloccato dopo pochi metri da una stretta fessura soffiante. Con un sasso Kele 
provò a sondarla, niente, un altro, ancora niente, ecco l'ultimo, silenzio...poi un lontano tonfo, pozzo, un profondo pozzo era là sotto, irraggiungibile in quel momento.
Purtroppo la neve ha ricoperto ben presto il Massiccio del Grappa e così solo a primavera inoltrata (9 Aprile '95) siamo riusciti a raggiungere il "Ruska" per disostruire quell'angusto passaggio.
Kele, Buba, Sandro ed io, partendo da Cima Grappa e seguendo la dorsale verso Feltre, carichi del materiale per disostruire, alcune ore di cammino e siamo al Monte Salarol, dove si trova la grotta.
Dopo un intenso lavoro di disostruzione, abbiamo oltrepassato quella strettoia e con uno spezzone di corda ci siamo calati su uno scivolo sottostante, che si rivelò la partenza del pozzo. Subito abbiamo provato a stimarne la profondità, i tonfi dei sassi si sentivano lontani, cinquanta, sessanta, forse settanta metri più in basso. Sicuramente era un bel pozzone, ma purtroppo non avevamo la corda per scenderlo, un vero peccato!. Tornammo a casa felici per l'importante scoperta .
Alcune settimane più tardi, Buba, Toni e Chiara, decisero di scendere il pozzone.
Questa volta, i nostri compagni decisero di avvicinarsi alla grotta partendo dal Cason del Sol, ciò contribuì ad accorciare il tragitto che così richiedeva solo un'ora e mezza di cammino.
Chiara sistemava il tratto che precedeva lo stretto scivolo, Buba e Toni armavano la partenza del pozzo.
Le pareti erano profondamente erose e si potevano sfruttare alcune robuste clessidre per l'armo.
Buba cominciò a scendere con l'idea di frazionare più sotto, ma il tiro di corda era perfettamente al centro della verticale, le pareti non erano lontane e si poteva chiaramente intravedere che si trattava di una enorme diaclasi.
Ad una quindicina di metri dall'imbocco della voragine si trovava un ampio apporto.
La corda continuava a scorrere nel discensore, il pozzo sembrava senza fine, quando, cinquanta metri più sotto, Buba si fermò su di una cengia, poi spostandosi alcuni metri sulla sinistra un altro tiro da dodici metri lo portò finalmente alla base della profonda verticale.
Dove ci si sarebbe potuti riparare? Buba continuava a ripeterselo, il grande vuoto era proprio sopra la sua testa, quando vide una saletta che, anche se presentava un copioso stillicidio, forniva un ottimo riparo dalla eventuale caduta di pietre.
Scesero anche Toni e Chiara, insieme esplorarono il fondo del pozzo che però sembrava completamente occluso, ma riuscirono a scorgere attraverso una fessura un nuovo pozzetto.
Un mese dopo si organizzò una nuova spedizione sui "Solaroli" per esplorare altre cavità (Petrus - Splugen - Complesso Stellung...), che erano state individuate nel corso di uscite precedenti.
Buba, Alberto e Karen, mentre altri componenti del gruppo esploravano il Petrus e battevano accuratamente la zona ,decisero di dare un'occhiata al Ruska, che era armato.
Quando furono tutti e tre sul fondo del pozzo di settanta metri, Alberto cominciò a scavare fra i massi della frana, così riuscì ad infilarsi in uno stretto budello, che lo portò a vedere un altro pozzo, valutato sui venti, trenta metri, purtroppo anche in questa occasione non c'erano corde. Il "Ruska" continuava e questo era veramente importante.
Il 4 giugno organizzammo un'altra spedizione, questa volta forniti di tutto il necessario.
Il tempo era abbastanza incerto, ma partimmo lo stesso, così Sandro, Alberto, Buba, Michele ed io arrivammo velocemente (si fa per dire!) al "Ruska", dove ci dividemmo in due squadre.
Una incominciò a rilevare, mentre l'altra continuò l'esplorazione.
Purtroppo il tempo che avevamo a disposizione era limitato, proprio a causa della strada a piedi che ci separava dalle macchine, e così ben presto lo esaurimmo.
Infatti avevamo disceso il pozzo profondo 25 metri , trovato da Alberto, che finiva su una cengia abbastanza instabile dove si apriva una nuova verticale, valutata sui 15 metri.
Michele aveva già approntato l'armo e ripulito la partenza del pozzo, però la corda non gli era sufficiente per raggiungere il fondo, così visto che si stava facendo tardi decidemmo di ritornare all'esterno.
Fuori il tempo stava peggiorando, gli altri compagni di gruppo si erano messi in contatto (attraverso il cellulare di Buba, fedele compagno di mille avventure ipogee, "il telefonino") con noi, avvisandoci che a Bassano stava succedendo il finimondo. Velocemente ci mettemmo in cammino e per fortuna, solo quando eravamo nei pressi del Cason del Sol, cominciò a piovere.
Eravamo contenti, oltre che per non esserci presi tutta quell'acqua, anche perché il "Ruska" continuava ancora .Era nato un nuovo -100 in Grappa .
Il 15-16 Luglio allestimmo una nuova spedizione, questa volta decidemmo però di portare una tenda per dormire sui Solaroli. Diverse squadre sarebbero dovute venire al "Ruska" durante quel fine settimana .
Buba , Alberto e io partimmo nella mattina di sabato, sulla cresta di Col dell'Orso una pioggerella leggera ci bloccò nelle caverne militari e così solo nel primo pomeriggio arrivammo al "Ruska".
Quando approntammo il campo uscì finalmente il sole.
Entrammo in grotta verso le sei pomeridiane, Buba scese per primo, io e Alberto stendemmo il cavo telefonico, che però si rivelò insufficiente per coprire la prima ampia e profonda verticale.
Verso le ventitré ecco arrivare al campo Sandro e Karen, partiti da Bassano subito dopo il lavoro.
Buba nel frattempo aveva raggiunto la base del pozzo esplorato nell'uscita precedente, che si rivelò profondo una decina di metri, con sul fondo uno scivolo che terminava in alcune fessure.
Mentre gli altri scendevano il P 70 io e Alberto cercammo di forzare queste strettoie per andare avanti, purtroppo oltre queste la grotta diventava ancor più impraticabile.
Nel frattempo gli altri ci aspettavano alla base del P 70, da dove decidemmo di uscire.
Il campo si rivelò molto utile, visto che ci assicurò un comodo giaciglio per la notte.
Di prima mattina arrivò Simone, venuto a prendere Karen, e solo più tardi anche Massimo e Marta raggiunsero il campo.
Mentre Buba e i nuovi arrivati rientrarono nel "Ruska", decisi di andare a fare una battuta nelle zone circostanti, che si rivelarono ricche di cavità.
Sandro e Alberto decisero di rimanere al campo a sonnecchiare beatamente.
Quando gli altri uscirono dalla grotta era ormai tardo pomeriggio, avevano steso fino al fondo della cavità il cavo telefonico e provato nuovamente a superare la strettoia finale, inutilmente.
Smontammo velocemente il campo lasciandoci alle spalle la sagoma del Monte Salarol, si era, per il momento, concluso un nuovo capitolo della sua esplorazione.
Nei mesi seguenti il gruppo fu preso da altre attività e solo il 24 Settembre 1995 tornammo al "Ruska", questa volta per recuperare le corde e il resto del materiale prima del sopraggiungere dell'inverno, che rende questa parte del Grappa raggiungibile solo con gli sci.
Così si concluse per il '95 l'attività del GEO CAI BASSANO sulla dorsale Col dell'Orso Solaroli; arrivederci "Ruska", l'appuntamento è per il prossimo anno.