Il Sole neroIl Sole Nero, una grotta come tante altre voi direte, ma a noi frequentatori delle tenebre perenni riveste un fascino tutto suo, che la rende unica ai nostri occhi. Questa cavità è stata individuata nel marzo 1992 durante una battuta esplorativa: il suo angusto ingresso si apre nel versante Nord dei nostri amati Colli Vecchi, una delle zone carsiche più interessanti dell'intero Massiccio del Grappa. A poche centinaia di metri dalla grotta  Il Sole Nero, si sviluppano altre due cavità che superano i 500 metri di profondità: l'Abisso Gulliver, tutt'ora in piena fase esplorativa da parte del Geo CAI Bassano e l'Abisso di Monte Oro, esplorato inizialmente dal G.S.CAI Mestre e successivamente dal GGG di Valstagna. Una sera, come al solito, "ciacolando" di grotte con alcuni miei compagni di gruppo, vennero espressi dei pareri rig uardanti la possibile prosecuzione di una grotta. 
Questi pareri erano tutt'altro che concordi: alcuni di noi sostenevano con forza che il Sole Nero  tappava clamorosamente, altri, come il sottoscritto, erano convinti che la grotta potesse avere ancora ulteriori sviluppi.
Il Sole Nero - L'ingressoUna tersa domenica ottobrina una squadra di speleologi del Geo CAI è in procinto di partire verso il Massiccio del Grappa, armata di tutto l'occorrente per riattrezzare la cavità ed effettuare un accurato sopralluogo nei possibili punti in cui essa poteva regalarci  nuove emozioni. L'uscita ci fornisce degli indizi da valutare con oculatezza; usciamo che è notte fonda, e poi via veloci afarci un megapanino e una buona birra.
La domenica successiva scendiamo ancora, sempre più carichi di entusiasmo, prendendo in considerazione due punti che la volta precedente avevano incuriosito il nostro spiritello esplorativo: uno è ubicato alla base del Pozzo Abrakadabra (P46), ma quello che più c'ispira si trova nel ramo che si sviluppa attraverso la finestra del P46, più precisamente quasi alla base del salto profondo venti metri.
Scegliamo questa zona perché questa grotta ha sempre avuto la tipicità di svilupparsi attraverso il superamento di strette finestre sospese nel bel mezzo dei vari vani verticali. Siamo decisi a perseguire questa nostra teoria. Davanti a noi si trova una strettoia lunga 5-6 metri, con vari restringimenti e spigolature che non ci permettono una facile progressione; quindi, consapevoli del grande lavoro e dello sforzo che ci attende, cominciamo ad allargare la perfida strettoia con l'ausilio di una punta e di una pesante mazza.
In grotta il freddo a volte si fa veramente sentire, ma basta impugnare quella benedetta mazza e miracolosamente quella rigida atmosfera lasciava il posto a calde etribolate sudorazioni.
Voi vi chiederete, quale sarà la molla che ci spinge a sacrificare intere domeniche dinanzi ad un oscuro pertugio, dove si è spesso al freddo e al buio (se la lampada acarburo non funziona). Questa molla va ricercata nella voglia di ignoto che è all'interno di ognuno di noi ed è proprio la nostra attività speleologica a ripagare questa nostra brama, remunerandoci con affascinanti scoperte e sensazioni.
Dopo aver stabilito i vari turni di scavo, allarghiamo a dimensioni umane i primi 3 metri dell'angusta spaccatura.
Ecco...finalmente uno di noi riesce a passsare oltre e in un battibaleno si lascia ingoiare, lasciandoci per un attimo con il fiato sospeso, in attesa di buone e speriamo "profonde" notizie. All'improvviso si ritrova davanti ad un nuovo pozzo, ma, per l'ennesima volta, vista l'ora tarda decidiamo di rimandare la discesa della nuova verticale alla prossima settimana, tanto da lì la grotta non si muoverà di certo!
Il Sole Nero - Pozzo d'ingressoIl sabato seguente ridiscendiamo nell'abisso, fino a raggiungere il limite della precedente esplorazione, tiriamo a sorte il fortunato che varcherà per primo la soglia dell'ignoto e attendiamo trepidanti le nuove notizie che sarà in grado di fornirci.
Si tratta di un P8 estremamente concrezionato, di sezione ellittica; scendiamo anche noi alla sua base ad ammirare le bellezze di questa natura fino a poco prima inviolata. Ci concediamo una piccola sosta e approfittiamo per prosciugare dei succhi di frutta e divorare avidamente delle brioches.
Quello che però per noi è più importante è che sul nostro fianco riparte un ennesimo vertiginoso pozzo: gettiamo sassi nel nero sottostante e cominciamo a stilare pronostici: 15 ... ma no, sono 20! ... macché 20 ... almeno 30 metri! ... boooooo!
Dobbiamo ancora una volta ritornare in superficie, purtroppo le ore sono passate veloci come minuti, rimandiamo ancora l'esplorazione!
Dopo un paio di settimane di meritato riposo, ritorniamo al Sole Nero con il morale alle stelle, ma soprattutto con molti metri di corde nei nostri sacchi speleo. Sebbene la grotta presenti svariate difficoltà, non aspettiamo un minuto in più per farci "ingoiare" dalle tenebre ipogee. Tutti si chiedono quanto profondo sia il baratro che ci aspetta. Due spits ... e giù!
Il pozzo, fusiforme, risulta profondo una quindicina di metri e largo mediamente tre. Una bellissima colata calcarea scende maestosa per tutta la profondità della verticale, un fenomeno raramente, riscontrabile negli abissi del Massiccio del Grappa, visto che le relaflvamente basse temperature interne non favoriscono lo sviluppo di queste affascinanti strutture concrezionali. Quello che più ci colpisce è una grossa colonna stalattostalagmitica che si sviluppava acirca metà pozzo.
Dopo le emozioni della discesa, la grotta riprende il suo consueto aspetto, rappresentato dall'ennesima strettoia, il morale ci ridiscende violentemente sotto le suole dei nostri stivali. La grotta però sembra regalarci ancora un barlume di speranza, che a noi basta e avanza.
In un paio di uscite, riusciamo a sgusciare al di là dell'infido restringimento e, dopo un paio di imprecazioni, uno di noi si infila ed accede ad una esigua saletta, seguito via via dal resto della banda. Subito individuiamo un camino arrampicabile che dà accesso ad un nuovo pozzo: entriamo tutti in silenzio, in punta di piedi, quasi a non turbare quella quiete assoluta e millenaria.
Siamo nuovamente innanzi ad un pozzo di cui stimare la profondità, continuiamo a gettare grosse pietre nella sua imboccatura, ma non riusciamo però a stabilirla.
Ci troviamo in una situazione tra le più desiderate da ogni buon speleologo: sotto i piedi il nulla, nero e misterioso!
Ripuliamo scrupolosamente l'ingresso della nuova verticale, altri tre spits e via ...
Ora tocca a me, scendo lungo una bellissima colata calcarea, che si sviluppa in profondità per una decina di metri, ma ahimè, dopo un paio di metri la corda sfrega contro la roccia, costringendomi saggiamente a frazionare la discesa.
Il Sole Nero - Il P18Sono soddisfatto delle mie azioni, non mi sono lasciato prendere la mano dalla bramosia esplorativa, ecosì posso completare la discesa in piena tranquillità.
Il nostro entusiasmo aveva avuto l'effetto di enfatizzare di molto le misure del nuovo pozzo, vasto ed affascinante, ma non certo profondissimo, come avevamo azzardato. Tutti hanno raggiunto la base della sala edopo vani tentativi di ritrovare la nuova prosecuzione, ci infiliamo in una piccola sala che però chiude inesorabilmente contro due compatte pareti di roccia. Rovistiamo scrupolosamente la sala, ma alla fine è il freddo ad averla vinta, siamo infreddoliti e un po' stanchi, così si decide di ritornare verso l'uscita.
Quella che avevamo raggiunto non era di certo la conclusione naturale della grotta, ma per noi il considerarla tale poteva significare dare ad altri compagni di gruppo la possibilità di trovare nuovi stimoli per nuove possibili eforse molto più gratificanti esplorazioni.
Il Sole Nero ci ha regalato nuove frontiere da sognare edi questo noi eravamo già pienamente soddisfatti, in più aveva creato le occasioni per allacciare tra di noi profondi legami ed amicizie! In questa piccola grande grotta si son fatti le ossa giovani speleologi del mio gruppo, non animati da spirito di conquista, bensì catturati dal fascino dell'ignoto che è presente in ognuno di noi!
Tratto da "buio Pesto 1996" - Testo di Antonio Maroso

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